lunedì 20 agosto 2012

L'ANGOLO DELLE RIFLESSIONI WCRA - 19 AGOSTO 2012


Molto spesso mi trovo a discutere con persone che meditano di iniziare la pratica marziale, o di abbracciare una nuova disciplina da affiancare o sostituire alla loro; è sempre interessante notare come spesso ciò che si cerca sia collegato alle fasi della vita, alla propria condizione, e anche al sesso.  Un ragazzo giovane, probabilmente cerca qualcosa che lo aiuti a migliorare la sua autostima, magari a costruirsi un’immagine vincente nell’ambito delle sua amicizie; un uomo adulto, spesso cerca un’attività che gli consenta di ottenere o mantere una buona condizione fisica; una donna, in genere ha come primario interesse la difesa personale.
Ma questo è solo l’inizio: con il tempo, con la pratica, con il prezioso effetto di amalgama del gruppo, con la possibilità di vedere anche quando non si ha la voglia o il coraggio di praticare, le cose cambiano.
Ecco allora che il teenager che ha superato, allenandosi e confrontandosi, le sue prime insicurezze, decide di mettersi alla prova in modo più concreto: magari la prima piccola competizione, un confronto vero e non collaborativo ma in un ambito di assoluta sicurezza;
la donna, che troppi film e video in circolazione avevano illuso, comprende, provando, che il suo impegno dovrà essere massimo, curando l’aspetto tecnico, ma anche fisico e strategico, di ciò che fa.
Un uomo adulto, che all’inizio si riteneva (magari a soli 30 anni) “troppo vecchio per certe cose” piano piano, oltre a curare la preparazione fisica, indossa i guantoni, tira qualche calcio, e scopre che, seppur con i suoi tempi e intensità, può allenarsi con gli altri e come gli altri.
Questi sono solo esempi, se ne potrebbero fare tanti altri, uno per ognuno dei casi a cui ho assistito.
Nella W.C.R.A. questo fenomeno è notevolmente amplificato dalla multidisciplinarietà: in genere,  infatti, la gente sceglie la disciplina che ritiene più adatta alle sue esigenze, oppure siamo proprio noi a consigliarla in tal senso. Con il tempo, come appunto abbiamo detto, le esigenze, le aspettative, cambiano; spesso, da noi, questo si manifesta nell’abbracciare anche altre discipline rispetto alla prima che si è scelta, a volte invece si decide di cambiare.
Una struttura organizzativa “flessibile” consente, a mio parere, una crescita del praticante, che, volendo provare una cosa nuova, trova sempre qualche compagno di pratica a guidarlo nei primi passi, e non deve affrontare tutte le volte “l’ansia” della palestra nuova (che per qualcuno, credetemi, è davvero un piccolo dramma).
Certo, a leggere queste righe, sembra che da noi tutti facciano un po’ di tutto; non è così, fortunatamente!
Ci sono, per ogni settore, istruttori specializzati, alcuni con esperienza decennale, alcuni più giovani; ci sono agonisti  di vari livelli, dai pro agli amatori; però ci sono tante persone che non sono, o non sono ancora, né agonisti né istruttori, e, come in tutte le realtà, sono la maggioranza. Queste persone possono provare, osservare, documentarsi e capire, con il tempo e con il supporto dello staff di insegnanti e del gruppo, che la pratica marziale è un lungo cammino, e a volte, durante i lunghi viaggi, il motivo per il quale si continua il viaggio non è lo stesso per il quale lo si è iniziato.